Lo stress viene citato in causa per qualsiasi problema. Colon irritabile? È lo stress. Mancanza di sonno? È lo stress. Emicrania? È lo stress. Difficoltà di concepimento? È lo stress.
Quanto c’è di vero in questa semplificazione.
L’uomo è per natura predisposto a rispondere efficace allo stress.
Le azioni che il corpo mette in moto in modo automatico a seguito di uno stress permettono di avere una pronta azione a seguito di un pericolo incombente. Il cuore inizia a pompare più velocemente sangue, vengono irrorati in modo prioritario gli organi vitali, la vista periferica si amplia, il cervello si attiva a prendere decisioni istintive sulla base di piccole modifiche dell’ambiente circostante. Gli studi fatti sulle correlazioni tra stress e alimentazione danno i risultati confusionali: i carboidrati aumentano la produzione di cortisolo (ormone dello stress); no, non è vero: i carboidrati permettono di reagire efficacemente allo stress!; attenzione, troppe proteine alzano il cortisolo; però anche troppo poche proteine inducono catabolismo e alzano il cortisolo!
Insomma, dove sta la verità?
Bisogna analizzare la condizione specifica, e aiutare “la persona”, non “l’ormone di per sé”! A seconda della singola situazione che ci troviamo di fronte, i consigli nutrizionali potrebbero essere diametralmente opposti, eppure entrambi efficaci. Ad esempio, poniamo il caso di una donna in amenorrea ipotalamica ( è una forma di anovulazione cronica non dovuta a cause organiche identificabili, associata allo stress) a seguito di ipercontrollo alimentare, dimagrimento e restrizioni alimentari: il suo corpo è sicuramente sotto stress. In questo caso, l’aumento della quota di carboidrati nella sua alimentazione sarebbe assolutamente auspicabile, perché aiuterebbe a nutrire il sistema energetico degli ormoni sessuali, e contemporaneamente aiuterebbe a “spegnere” l’eccessiva produzione di ormoni dello stress. Al contrario, una persona stressata a seguito di un lavoro mentalmente sfiancante potrebbe essere indotta a fare continui spuntini ricchi di zuccheri e carboidrati raffinati durante la giornata; questo porta avere sonnolenza e difficoltà di concentrazione, cosa che sicuramente non aiuta nella prestazione lavorativa e rischia di aumentare ulteriormente la condizione di stress: in questo caso, ecco che una rimodulazione al ribasso dei carboidrati sarebbe l’ideale.
Altri due esempi.
Il metabolismo degli ormoni dello stress ha come organo centrale le ghiandole surrenali: in una condizione di iperlavoro, queste ghiandole consumano moltissima vitamina C. Una supplementazione potrebbe essere consigliabile, anche perché quando troppa vitamina C converge alle surrenali, poca ne rimane per il supporto del sistema immunitario: oltre che stressati, si è anche maggiormente esposti ad infezioni batteriche e virali (nelle famiglie con bambini piccoli genitori che hanno un carico di lavoro e di gestione della famiglia, bambini che portano a casa infezioni dall’asilo e che contagiano i genitori, causando un rallentamento di tutto è provocando un nervosismo che continua a salire). Bisogna però calcolare che in molti casi la vitamina C da integrazione non è ben tollerata dal corpo, e può provocare condizioni pregresse di cistite cronica, gastrite, reflusso e colon irritabile: consigliare la vitamina C in modo inadeguato a chi ha questi problemi, non solo peggiora il sintomo, ma di nuovo anche il carico di stress correlato alla sindrome stessa. Un aiuto viene dagli supplementi alimentari utili a contrastare gli effetti negativi dello stress e a tollerare sollecitazioni stressogene più intense (utili da usare non in continuativo, ma nei periodi in cui oggettivamente il carico è elevato).
Le piante che hanno studi scientifici a sostegno, e dalle quali vengono estratti gli integratori, sono:
• Rhodiola rosea: agisce a supportare la performance fisica e alleviare la fatica mentale; ha un effetto antinfiammatorio sul sistema cardiovascolare. Utile per sportivi durante la preparazione di gare e per gli studenti universitari.
• Panax ginseng: ha un effetto ipoglicemizzante e antinfiammatorio; viene utilizzato anche per il supporto a livello di prevenzione della neurodegenerazione.
• Eleuterococco: ha un effetto antiossidante e antinfiammatorio; aiuta a tenere a bada l’effetto ipercolesterolemizzante indotto dallo stress e dà supporto al sistema immunitario. Utile per quelle persone che, se iper-stressate, tendono ad essere più fragili da un punto di vista immunitario.
• Schisandra: polisaccaride molto interessante, usato per prevenire la fatica cronica, la degenerazione cognitiva e l’abbassamento delle difese immunitarie. In genere meglio efficace se associata ad altri principi adattogeni.
• Ashwagandha: uno dei miei supplementi preferiti! Utile per migliorare la qualità del sonno notturno e per migliorare, di conseguenza, la tolleranza allo stress cronico. Viene utilizzata anche per aumentare i livelli di androgeni in donne in amenorrea.
Riassumendo:
• Non esistono indicazioni valide allo stesso modo per tutti su come il cibo possa modulare lo stress;
• In ogni caso, la dieta non “spegne” lo stress;
• La corretta nutrizione permette piuttosto di migliorare alcune conseguenze negative dello stress (su tutte, le alterazioni metaboliche e ormonali);
• La prima cosa da attenzionare sarebbe la quota di carboidrati consumata: è sbagliato mangiare troppi zuccheri e carboidrati raffinati, ma è molto diffuso anche il problema opposto, ossia quello di sottovalutare il proprio fabbisogno di carboidrati e di introdurne troppo poco; questa eventualità è quanto mai nefasta negli sportivi (non c’è progressione della performance) e nelle donne con alterazioni del ciclo mestruale;
• Sul breve periodo le integrazioni adattogene possono essere molto utili ed efficaci, ma anch’esse vanno personalizzate.